E’ controproducente attribuire una valenza etnico-culturale ai reati comuni

Attribuire una valenza etnico-culturale a reati compiuti da delinquenti comuni, solo per ventura anche stranieri, alimenta l’iper-garantismo e l’iper-antidiscriminazione.

Una buona parte dei reati commessi da stranieri e comunitari segnalati in siti aggregatori di notizie, come “tutti i crimini degli immigrati”, non sono “culturalmente motivati”. Cioè non hanno niente a che fare con la cultura, il modo di vivere, le tradizioni culturali delle popolazioni di provenienza del reo straniero.
Esempi di tipologie di reati “culturalmente motivati” sono riportati in questo articolo di Ciro Grandi “a proposito di reati culturalmente motivati – Diritto Penale” … .

– le mutilazioni genitali femminili
– le condotte violente in ambiente domestico, come i maltrattamenti nei confronti dei minori e delle donne in attuazione di un’ancestrale concezione dello ius corrigendi
– l’uso della violenza in funzione vendicativa di un torto subito, come nei casi delle ‘vendette di sangue’ motivate da una visione arcaica dell’onore, le famigerate “faide” interminabili.
– i comportamenti illeciti attinenti la sfera sessuale, come i rapporti con le minorenni, usuali nei contesti ove la maturazione psicofisica delle fanciulle si considera raggiunta in verde età, o le
violenze sessuali intraconiugali.
– le molteplici violazioni dei diritti dell’infanzia, come nel caso dell’avviamento precoce dei minori al lavoro, all’accattonaggio o, peggio, alla commissione di reati contro il patrimonio, magari in dispregio dell’obbligo scolare.
– l’importazione, commercio e cessione di stupefacenti attuate da  parte di membri di gruppi minoritari presso i quali l’impiego di certe sostanze (le  foglie di coca, il khat, la cannabis) assume valore liturgico o curativo

Cosa c’entra con la nazionalità il comportamento maniacale di chi si masturba in pubblico o la cieca violenza di un ubriaco?

Statistiche sommarie sui reati commessi per divisione etnica degli autori, senza che sia stata fatta una depurazione tra reati comuni e reati “culturalmente motivati”, rischia di creare un alibi per questi delinquenti comuni.
Il loro ragionamento è semplice: “già mi considerano un poco di buono anche se non commetto alcun reato. La società già mi emargina, tanto vale che commetto veramente un reato, almeno ne ricavo una qualche utilità e, nel caso mi vada male, troverò sempre qualcuno che mi difenderà oltre il verosimile, come vittima della discriminazione o colpevole ideale.”
Tramite una depurazione dei dati si potrà finalmente capire la reale portata dei reati “culturalmente motivati” ed agire di conseguenza.
Possibili hashtag : #reato_non_culturalmente_motivato; #reato_culturalmente_motivato.

Giovanni Papperini