Lo scimmiottare la cultura franco-germanica della totale corrispondenza tra stato e nazione  blocca la naturale propensione della individualità italiana verso una organizzazione della società liberale e liberista.

L’unitarietà stato-nazione ideologizzata dal filosofo tedesco Hegel era connaturale alle popolazioni germaniche o in qualche modo collegate storicamente con i Germani (compresa la componente franca dei Francesi), purtroppo è stata assorbita in maniera impropria da molti intellettuali italiani nell’ottocento e nel novecento, con danni molto gravi per lo sviluppo dello stato e della società italiana.

Il popolo italiano ha sostanzialmente ereditato dagli antenati Latini un modo di vivere valorizzante l’individualità personale in misura maggiore rispetto ai popoli che hanno ricevuto influssi notevoli dagli antenati Germani (Franchi compresi), più legati ad un modo di vivere comunitario. Storicamente gli antichi Germani si muovevano in gruppi compatti, con carri che trasportavano intere famiglie,con le donne che combattevano come dal quadro che riporto,  mentre i Latini si muovevano spesso in maniera più individuale, con guerrieri separati dal resto della popolazione, che sopraggiungeva successivamente.

Modo di vivere, e conseguentemente organizzazione della società, meno gerarchicamente organizzata. Uno degli Imperatori Romani che più ha saputo cogliere lo spirito individuale latino è stato l’imperatore Marco Aurelio, che ha lodato “l’idea di un sistema politico amministrato in considerazione ai pari diritti e alla pari libertà di parola, e l’idea di un governo regale che rispetti la maggior parte di tutta la libertà dei governati”. (Fonte Wikipedia). Si veda :Marcus Aurelius, Meditations, Oxford University Press, 2008, ISBN 978-0-19-95

Durante gli anni della dominazione straniera l’individualità italica è spesso degenerata in individualismo menefreghista ed anarcoide, ribelle rispetto a poteri non riconosciuti come propri.

Solo durante la meravigliosa parentesi del Rinascimento l’individualità italiana ha ripreso vigore ed ha regalato al mondo intero geni ed artisti immortali.

Il successivo declino ci ha riportati ad atteggiamenti levantini e timorosi dei potenti di turno. La particolarità dei popoli latini si è ripresa nel periodo risorgimentale ed ha ricompreso nella spinta della libertà anche territori molto ben amministrati, come i territori sotto il dominio asburgico ed il Granducato di Toscana. Regimi tuttavia troppo rigidi ed “egualitari” per un popolo amante da sempre delle doti individuali e poco incline ad eccessivi coordinamenti gerarchici. Le Guerre di Indipendenza, compresa la Grande Guerra, hanno messo in risalto lo spirito individuale, a volte anarchico e quasi “pazzoide” degli Italiani, con gli Arditi che si sono lanciati contro le postazioni austriache più per la forza interiore che avevano dentro che per gli ordini dei superiori, che non avrebbero neppure potuto dare ordini di tal genere.

Il primo periodo del Fascismo era sostanzialmente anarchico, con le componenti più variopinte e varie possibili, dall’antirazzista Marinetti all’audace Italo Balbo, già comandante di un plotone di Arditi nella Grande Guerra e possibile rivale di Mussolini, ucciso in Libia, dicono gli storici, da “fuoco amico” forse per errore, forse…

Con gli anni Mussolini  si è lasciato sedurre dalla superiore organizzazione statale  germanica. Ha lasciato che sicari nazisti uccidessero il cancelliere austriaco Dolfuß, contrario all’Anschluss, e poi ha lasciato che l’Italia entrasse sempre di più nell’orbita della Germania nazista. Con provvedimenti, come quello sulla Razza completamente incoerente con la tradizione universalistica e cosmopolita dell’Impero Romano.

La superiore organizzazione statuale  centralizzata di origine germanica ha introdotto un sistema burocratico innaturale rispetto alla natura italiana. Solo nei mitici anni ’60 il prevalere dell’individualità, della libera iniziativa privata,  ha creato una enorme ricchezza. Ricchezza poi scemata nei decenni successivi, quando la casta statalista e partitocratica ha prevalso. L’innaturalità di un regime politico nel quale lo stato, ed i partiti monopolisti delle decisioni politiche in base alla sciagurata attuale formulazione dell’ art 49 della Costituzione,  hanno il quasi completo monopolio della società, ci ha regalato decenni di politicanti capaci solo di conservare le loro poltrone, dilapidare la ricchezza pubblica accumulando un debito pauroso e distribuendo prebende ad amici e sodali a bizzeffe. Bell’affare aver fatto intervenire l’esercito per reprimere il desiderio dei Siciliani, che avevano conosciuto il sistema statunitense più liberale , liberista e meno statocentrico, di staccarsi dall’Italia per divenire un’altra stella dell’Unione, l’abbiamo formalmente mantenuta italiana per lasciarla nei fatti in mano alla Mafia!

L’incapacità dei nostri governanti statalisti, senza esserlo in profondità, come invece lo sono i funzionari pubblici francesi usciti dalla prestigiosa scuola superiore della pubblica amministrazione ENA o i funzionari di partito-istituzionali come lo sono i tedeschi, ha inevitabilmente permesso che l’organizzazione sovranazionale europea fosse ricalcata sul sistema germanico. Con le conseguenze negative che stiamo subendo. L’atteggiamento distaccato della Gran Bretagna, meno propenso alla spesa pubblica ed ad un eccessivo intervento dello stato anche a livello UE –  la UE che pensa alla grandezza delle vongole tanto per intenderci –  è stato male interpretato dai nostri politicanti, che l’hanno emarginata come propaggine europea degli USA. Ed intanto Londra, piena di nostri giovani cervelli, e di una moltitudine cosmopolita di intellettuali e manager da ogni parte del mondo, sta per divenire la Silicon Valley europea, mentre a Roma la popolazione scende in strada per opporsi ad una disorganizzata distribuzione di migranti ,evidentemente non graditi, sul territorio.

Giovanni Papperini