La geografia umana sub-etnica

 

Così come nella fisica si è ormai consolidato il dualismo e la coesistenza tra la cd. Fisica classica e la Fisica quantistica, qualcosa di similare si sta verificando nei fatti anche nella geografia umana. Si va sempre più evidenziandosi una coesistenza, sovrapposizione ed intersecazione tra due distinte concezioni della geografia umana. Da una parte la classica concezione della divisione tra stati, popoli, etnie millenarie. Nazioni bene distinte le une dalle altre, con ognuna una sua distinta organizzazione statuale. Una bandiera, una lingua o almeno una cultura distinta. Con costumi ed abitudini diverse. Con cibo e vestiario particolare, ecc.

Dall’altra parte è ormai chiaro che la classica geografia umana non è più in grado di rappresentare adeguatamente la impalpabile, la non-inquadrabile nei tradizionali schemi classici, realtà degli expat. Oppure la variegata multietnicità delle comunità dove convivono mulatti, mestizi, creoli, castizo, morisco, cambujo, albarazado, barcino, ecc, vedi 16 Racial Classifications of 18th century Latin America. Castas Paintings  e l’articolo di D Baronov   “Ethnicity, Race, Class and Nationality”.O le innumerevoli forme di “fratellanza” che accomunano persone appartenenti ad etnie e nazionalità diverse in comunità con alcune caratteristiche peculiari.

D’altra parte pensare tout court ad un superamento della tradizionale concezione della geografia umana basata sulle etnie e sui popoli è sbagliato. E’ come essere talmente assorti dalla affascinante teoria della fisica quantistica, del continuo stato di movimento dei componenti sub-atomici della materia , da non rendersi conto che quel muro contro il quale stai per sbattere la testa non è poi così necessariamente composto da materia instabile e che si allontanerà come per magia prima dell’impatto. Quel muro è ben solido e se ne sono accorti tutti coloro che hanno considerato come antiquati e superati concetti come: orgoglio nazionale, appartenenza ad una etnia, ecc.

Questo non vuol dire che dentro quel muro non si muovano con anarchico ed imprevedibile dinamismo le varie componenti sub-etniche e sub-nazionali, ma il loro dinamismo non comporta lo sfaldamento delle componenti “rigide” del sistema…a meno che tali componenti rigide non si compattino così tanto in nazionalismi senza più senso storico, o appartenenza religiosa così esclusiva e fanatica da voler schiacciare tutto quello che non rientra nello “schema” , come sta facendo l’ISIS, e allora sono guai, la componente sub-etnica in movimento non ci sta e si assistono a violentissime deflagrazioni non meno esplosive delle deflagrazioni nucleari.

Giovanni Papperini