L’OSAC , il The Overseas Security Advisory Council statunitense, in un rapporto del 15 aprile 2015 sullo stato di sicurezza e criminalità in Italia, nella città di Napoli in particolare, ha riportato la seguente frase:

Anti-American/Anti-Western Sentiment

Most citizens and residents appear to have a positive view of the U.S. Anti-American rhetoric comes from small groups opposing specific programs (the Mobile User Objective System (MUOS) satellite communications system, the proposed Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP)).

Purtroppo, per noi Italiani, non si tratta di un “sentiment”  indirizzato particolarmente contro gli Statunitensi ma un, molto più diffuso rispetto a quello che scrive l’OSAC, “Anti-Western Sentiment” inteso come irragionevole, preconcetto  ed assoluto anticapitalismo, antiliberismo ed antiglobalizzazione.

Sull’impossibilità di discutere pacatamente sulla globalizzazione, il liberismo e il TTIP su alcuni blog senza essere pesantemente minacciati, anche fisicamente, riporto quanto mi è accaduto di recente commentando questo post di Olimpia Troili su Il Fatto Quotidiano: “Ttip: paura o coraggio, quale strada sceglierà l’Europa” eppure non avevo neppure espresso un parere così favorevole al TTPI, chissà cosa sarebbe successo se avessi osato farlo?

Antiliberismo assoluto, direi quasi “talebano”, per il quale chiunque, qualunque regime fino ad ieri osannato come baluardo del conservatorismo antiliberista ed anticapitalista, ogniqualvolta, rendendosi conto del disastro per l’economia e la società che comporta opporsi ferocemente alla globalizzazione, dovesse cambiare posizione sarebbe considerato “traditore”. Un po’ come sta avvenendo con il mutato atteggiamento verso Tsipras da parte di esponenti politici che prima pendevano dalla sue labbra ed adesso gli danno del “traditore”, si veda l’articolo  “Populismo e demagogia” su Il Journal del 14 luglio 2015. Come nel passato è avvenuto anche con la Cina, da quando ha abbandonato la suicida politica anti-ricchezza per avviarsi verso un possibile, probabilmente tra qualche decennio, primato mondiale economico come ai tempi del Celeste Impero.

Inoltre gli Statunitensi dovrebbero distinguere con maggiore attenzione tra stupida e razzistica  U.S. Anti-American rhetoric e normali critiche che provengono da persone senza alcun preconcetto, solo desiderose di esprimere giudizi critici su alcuni provvedimenti del governo statunitense o alcuni atteggiamenti e modi di pensare e di agire statunitensi non condivisibili da loro.

Ad esempio non tutti gli Statunitensi e i loro media hanno la sensibilità di usare l’aggettivo ed il sostantivo americano o american in maniera propria. Infatti, come dal sito della enciclopedia online della De Agostini, Sapere:

Spesso l’aggettivo e il sostantivo americano vengono usati al posto di statunitense, cioè degli Stati Uniti d’America. È un uso improprio, perché l’America comprende, oltre agli Stati Uniti, tutti i paesi latini del sud e del centro e inoltre, nel nord, il Messico e il Canada. Dunque l’uso di americano per statunitense è accettabile solo se il contesto è sufficiente a far capire esattamente a chi e a che cosa ci si riferisce.

Questo utilizzo, ripeto anche fuori da un contesto nel quale è chiaro il riferimento esclusivo agli abitanti degli USA, irrita molte persone di ogni ceto sociale ed ogni orientamento politico in Italia, nazione legatissima all’America Latina e non propensa a considerare l’America solo come gli USA.

In molti casi l’anti-americanismo non è riconducibile all’odio verso il popolo statunitense di per sé ma verso una nazione ritenuta con una legislazione troppo favorevole alle multinazionali ed al libero mercato. Maliziosamente ignorando che negli USA un Madoff è stato condannato a 150 anni, vedi articolo del Corriere della Sera: “Madoff condannato a 150 anni” . Altro che ergastolo! Per aver utilizzato in senso improprio il “libero mercato”, mentre da noi fior fiore di delinquenti fregano di continuo risparmiatori e consumatori ed al massimo ricevono un buffetto e un avvertimento: “non lo fare più!”

Giovanni Papperini