Da qualche tempo ho notato un maggior utilizzo da parte dell’industria alimentare e della grande distribuzione dei colori rosso acceso e nero intenso, come segno distintivo di qualità superiore del prodotto.

E’ una strategia di marketing che si affianca ad altre già in uso. Alcune curiose come quella, rientrante nel novero del foreign branding (“marchio straniero”), del marchio Häagen-Daz™ ideato nel 1960 dall’imprenditore polacco emigrato nel Bronx Reuben Mattus. Egli con questo nome ha creato nell’immaginario collettivo americano, e non solo, un suggestivo collegamento con la lunga tradizione europea del gelato, unita alla industriosità e serietà scandinave. Per approfondimenti rinvio al sito in italiano della General Mills. Altra particolarità di questa azienda è la assoluta prevalenza del nome del marchio rispetto alla società che ne è proprietaria. Accade spesso, in particolare per i prodotti che si vogliono collocare nella fascia alta del mercato, denominata nel gergo del marketing Premium e Luxury , è il caso, ad esempio, del famoso marchio Regina® , conosciutissimo dal grande pubblico, che nella maggior parte dei casi ignora appartenere al gruppo industriale, italiano ma di respiro internazionale, Gruppo Sofidel .
In alcuni casi ai colori nero e rosso si affiancano diciture quali “selection” utilizzata dalla catena Carrefour, o “Deluxe” utilizzata dalla catena Lidl, la quale in un depliant lancia un concorso per la vincita di una fiammeggiante, e nera, BMW!
Non conviene alle aziende e alla grande distribuzione rischiare la propria reputazione con un utilizzo improprio dei colori nero intenso e rosso vivo, per prodotti di minor pregio.
Tuttavia basarsi solo su questi colori per l’acquisto di un prodotto di qualità superiore non è consigliabile. Sono molti i prodotti che possono legittimamente avere un packaging nero intenso o rosso acceso e non pretendere solo per questo motivo di essere di qualità elevata. Questo vale, ad esempio, per le barrette di cioccolata fondente ma non troppo. Oppure il rosso delle scatolette di conserve di pomodoro di qualità meno pregiata.

Giovanni Papperini