Non è solo la forza di gravità ad impedire all’essere umano di volare, ma soprattutto il suo profondissimo legame, psichico e culturale, con la “Madre” Terra.
E’ sorprendente come con una parte del nostro pensiero, con la nostra immaginazione e fantasia e nei sogni, siamo in grado di volare. Di librarci nell’aria come uccelli. Quello che ci trattiene ancorati a terra non è certo solo la forza fisica di gravità. Questa in realtà è solo una concausa, da sola non avrebbe retto a milioni di anni di Umanità. All’intelligenza umana che ha domato il fuoco e creato la ruota e che ci ha fatto assumere una posizione eretta.
L’essere umano è legatissimo alla “Madre Terra” come un bambino che non vuole staccarsi dal grembo materno.
A parte esperienze paranormali, che andrebbero sottoposte a serie verifiche come quelle di organizzazioni come il CICAP, solo le persone alterate da sostanze psicotrope pensano veramente di essere in grado di volare, di levitare, senza sostegni meccanici di alcun genere, e, purtroppo, capita periodicamente di persone che hanno assunto droghe ed alcool che si buttano dalle finestre.
Una esigua minoranza della popolazione nei millenni ha ritenuto possibile per l’essere umano volare tramite l’ausilio di mezzi meccanici o altro. Ma si tratta di persone fuori dalla norma come Leonardo da Vinci. Più di recente persone con uno spiccato interesse verso gli sport estremi, come il volo con la tuta alare (Vedi il libro “Se l’uomo avesse le ali: segreti e misteri della fisica” di Andrea Frova). E sport estremo era, all’inizio almeno, anche vibrarsi in volo con i primi e rudimentali aerei. Con il tempo gli aerei sono diventati sempre più sicuri e sono stati accettati dalla maggioranza della popolazione come estensione volante della Terra. Un posto dove comunque “tenere i piedi appoggiati a qualcosa di solido”. Non tutti comunque accettano l’idea di volare, di staccarsi dalla Terra, è ancora molto diffusa la “Aereofobia” , in inglese “Aviophobia”, la paura di volare, anche da parte di persone con un’istruzione alta (vedi articolo sul Guardian: “Fear of flying: the spectre that haunts modern life “.
E’ interessante notare come sia in atto una spettacolare evoluzione “culturale” delle donne . E’ possibile che all’inizio dell’avventura pioneristica dell’aeronautica le donne non vi abbiano partecipato in maniera rilevante per via di un qualche rimasuglio dell’originale protostorica divisione dei ruoli nei quali la “donna viene collegata al concetto di stabilità, di forte legame con il territorio, con l’agricoltura di prossimità, di cura del “focolare domestico”, l’uomo, al contrario, è rappresentato nelle vesti mobili di cacciatore girovago, guerriero e, all’occorrenza, razziatore.” Si veda il mio articolo “Il falso mito del connaturale ruolo di subalternità della donna nella globalizzazione”
Adesso che le donne si sono auto emancipate da un legame troppo forte con la “Terra” e sempre più ottengono brevetti da pilota, pilotano aerei militari, e sono ai comandi di navicelle spaziali come la nostra AstroSamantha, che saluto, è assurdo continuare a non dare loro la stessa fiducia che si da a comandanti uomini perché “Nell’immaginario collettivo e anche nella realtà, un pilota d’aereo uomo, riesce a trasmettere sicurezza al personale di bordo e ai passeggeri” come riporta l’articolo “I piloti donna esistono” sulla rivista Turismo.eu.

Giovanni Papperini