Solo un movimento “attualizzante con brio” dei valori antichi dell’umanità è in grado di contrastare la propaganda “identitario-islamica universalista” dell’ISIS.

 

Ho letto con interesse l’articolo di Lara Motta intitolato “Combattere l’Isis sullo stesso terreno: una battaglia a colpi di comunicazione” ed ho mandato alla rivista che lo ha pubblicato, Politicamentecorretto.com,  un commento. Nella fretta di scrivere ho fatto un errore, che però, riflettendoci, mi sembra freudiano. Avevo scritto, poi ho chiesto che sia corretto:
“….con gli ideali “identitari” che i leghisti hanno scelto di rappresentare e strumentalizzare a proprio vantaggio…”
Naturalmente i leghisti non c’entrano in questo caso. E’ tuttavia l’artificioso e costruito razionalmente a tavolino dagli strateghi dell’ISIS concetto “identitario-islamico universalista” ,  appositamente per fare breccia sugli islamici in tutto il mondo, che mi ricorda quello , ormai superato dai nuovi dirigenti della Lega, “di identità padana” un’identità creata a tavolino, ma capace comunque di fare breccia su molte persone che la “sentivano” come propria.

Le argomentazioni di Lara Motta mi sembrano corrette e molto precise, ma non ne condivido le conclusioni per due motivi.
Il primo è che non si tratta di confronto dottrinale tra l’islamismo moderato e quello radicale, non è così . Vi sono interi stati retti da regimi islamici radicali che non hanno niente a che fare con l’ISIS , che, anzi, combattono come possono.
Il secondo più importante è che non è con una algida azione di contrasto mediatico che si combatte la forza attrattiva dell’ISIS nei confronti di molti giovani occidentali. Molti dei quali non sono “sfigati” disoccuppati, privi di soldi e che non riescono a rimorchiare, ma persone provenienti da famiglie benestanti e con titoli di studio alti ed anche con cerchie di amicizia molto estese.
Occorre un risveglio vero degli ideali, un qualcosa che sappia unire le varie identità popolari con la globalizzazione e la sua universalità.
Non è semplice, ma è l’unica barriera vera alla travolgente propaganda dell’ISIS. Non è sufficiente per combatterla né la repressione, con la chiusura dei siti e l’imprigionamento degli adepti. Nè la pur meritoria azione degli hacker di Anonymous. Nè una, sia pure importante, azione congiunta di contro-informazione e contro-propaganda in rete attuata da professionisti della comunicazione mediatica.
Per contrastare l’ideologia jhadista e l’entroterra culturale da cui trae fondamento non bastano movimenti politici, minoritari e sostanzialmente elitari , aperti alla globalizzazione, al multiculturalismo e alla seria integrazione degli stranieri anche islamici in Occidente. Tranne che al multiconfessionalismo l’ISIS cavalca proprio questo, vantandosi di avere nelle sue file Americani, Russi, Arabi e tanti altre nazionalità che, dicono, di rispettare avvicinandosi alle loro lingue ed ai loro modo di comunicare. Occorre andare oltre occorre promuovere la nascita di un movimento d’opinione inter-settoriale, che sia capace di abbracciare anche posizioni politico-ideologiche distanti. Un movimento che “entri” anche le periferie abbandonate delle grandi città dove sono più sentiti i contrasti tra le popolazioni originarie e gli immigrati, islamici soprattutto. Serve, adeguato alla nostra epoca, qualcosa che possa assomigliare nell’approccio al Futurismo che, coinvolgendo intellettuali, artisti e scrittori dei più distanti orientamenti ideologici, permise l’accettazione “culturale” delle automobili, prima viste come “macchine diaboliche” da chi era abituato ai tranquilli paesaggi bucolici delle nostre campagne. Soltanto un movimento intellettuale moderno, composto da scrittori, “blogger”, artisti, musicisti, ecc. di ogni nazionalità e credo  sarà in grado di confrontarsi con gli ideali “identitari” islamici universalisti che gli aderenti all’ISIS hanno scelto di rappresentare e strumentalizzare a proprio vantaggio.
Occorre un movimento in grado di “attualizzare” valori antichi dell’umanità senza metterli in contrapposizione con la “globalizzazione”, l’internazionalizzazione e l’immigrazione, ma penetrando in questi scenari al punto da “umanizzare” quello che a troppe persone appare come un “mostro apolide e senza anima” e che li spinge  alternativamente o tra le braccia dei razzisti e xenofobi o tra le braccia dell’ISIS. L’integrazione degli immigrati, in primo luogo gli islamici, il multiculturalismo, non sono “dogmi” da imporre, sono percorsi da intraprendere insieme, e sono possibili senza rinunciare alle proprie radici, solo così si avrà una vera integrazione, non imposta da un posticcio “politically correct”.
Un nuovo Futurismo, non quello stantio del 1919 che nel suo Manifesto proclamava
10- Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria
Filippo Maria Marinetti scriveva sì questo , ma anche che nel futuro i nuovi futuristi prenderebbero giustamente a calci chi pretenderà di restare legato a quello che noi oggi rivendichiamo
Non si può restare fossilizzati in vecchie ideologie e l’ISIS lo è, anche se si camuffa di modernità utilizzando gli strumenti più avanzati sul web.

Giovanni Papperini