Quella sera che Don Luigi Di Liegro mi disse che non possiamo accoglierli tutti insieme!
il 07/08/2015
Una sera agli inizi degli anni novanta del secolo scorso ho incontrato in un ricevimento a Roma Don Luigi Di Liegro. Era già molto noto nell’ambiente dell’immigrazione e ci siamo messi a chiacchierare di questo argomento. Gli ho espresso il mio pensiero di liberista, un po’ troppo ingenuo ed idealista all’epoca, convinto dell’opportunità della libertà di movimento dei capitali, delle merci e degli esseri umani. La sua reazione è stata per me uno shock, che mi ha reso più realista.
Proprio lui che aveva dedicato la sua vita all’accoglienza dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, mi ha detto, con un tono basso quasi sommesso ma nello stesso tempo fermo, una di quelle frasi che non si dimenticano. Soprattutto se pronunciate dall’ultima persona dalla quale te l’aspetti: “Non possiamo accoglierli tutti insieme, le quote d’ingresso sono necessarie!”.
Mi è venuto in mente questo episodio nel sentire ingiuste accuse generalizzate di razzismo, xenofobia ed ignoranza lanciate verso chi ha un atteggiamento critico nei confronti di spese per l’accoglienza dei migranti che stanno approdando sulle nostre coste nei barconi. E’ indubbio che vi siano dei movimenti politici che effettivamente hanno fatto la loro fortuna sulla paura delle persone verso gli stranieri ed in questo momento colgono l’occasione per un loro rilancio dopo varie vicissitudini giudiziarie non propriamente positive per la loro immagine. Ma accumunare tutti coloro, privati cittadini o sindaci o altri amministratori, che non concordano con l’attuale gestione dell’emergenza immigrazione sulle nostre coste a razzisti e xenofobi è profondamente ingiusto.
E’ vero che la Germania accoglie molti più profughi di noi, ma la situazione economica e sociale della Germania è ben diversa dalla nostra, e anche lì cominciano ad avere problemi se i profughi si lamentano per essere accolti in containers ed in Austria dormono sui prati nei vecchi campi profughi per i fuggiaschi ungheresi della rivolta del 1956.
E’ senz’altro vero che la spesa di circa 6 € a testa dell’assistenza migranti per ogni contribuente italiano è ben poca cosa rispetto alle spese che ogni Italiano sopporta per un rivolo di spese che ci ha portato ad accumulare un debito monster di oltre 2200 miliardi di euro, oltre 37.000 € procapite per ogni italiano e straniero residente fiscalmente in Italia, ma sono come quell’uccellino nella foto
Magari non sarà quel miliardo in più di spese annue a farci cadere nel baratro, ma così potrebbe essere inteso, come un colibrì che si appoggia sul cofano di un furgone già in bilico per conto suo e che invece di ricevere aiuti per riequilibrare il peso riceve una, sia pure piccolissima, spinta di aggravio di spese.
E’ verosimile che gli immigrati regolari in Italia rendono 4 miliardi in più rispetto a quello che lo stato spende per loro, è vero che alcuni paesini spopolati sono ritornati a vivere grazie agli immigrati come ha dichiarato il Prefetto Morcone a Radio24Ore il 7 agosto 2015, ma forse sarebbe il caso di chiedersi perché non aver aperto i flussi regolari per lavoro dipendente per il 2015. E, soprattutto, perché sono così basse le richieste di ingresso nei flussi regolari per lavoratori non stagionali per le pur limitatissime 17000 quote previste quest’anno per alcune specifiche categorie di immigrati, al punto che i ministeri dell’Interno e del Lavoro hanno esteso la possibilità di presentare le domande dal 20 agosto 2015 al 31 dicembre 2015, con la circolare congiunta numero 4454 del 7 agosto 2015.
Non è accogliendo in massa migranti economici, senza una precisa strategia e senza un sistema di quote annue, che si risolve il problema di alcuni settori economici in crisi per mancanza di personale disponibile per determinati lavori. Non è neppure corretto lanciare accuse di ingratitudine ai migranti economici che disdegnano accoglienza anche in strutture di lusso, ma posizionate in luoghi isolati, dove non hanno le disponibilità di integrazione e di inserimento lavorativo possibile in città più grandi. Se la presenza di immigrati serve a ripopolare paesini abbandonati gli immigrati devono saperlo prima di partire che saranno obbligatoriamente destinati lì, deve essere data loro la possibilità di scegliere.
Giovanni Papperini
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