Quale credibilità hanno i fautori italiani della oclocrazia nell’attaccare Trump?

 

Si susseguono nei media e nei blog italiani attacchi sempre più pesanti contro il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump accusato di essere un pericoloso populista.

Certamente non sono un estimatore di Trump, ma ne intuisco il carisma che ha nel popolo statunitense dei “non tutelati”, come è riportato in questo articolo del  WSJ: Trump and the Rise of the Unprotected,  è possibile leggere la traduzione in Italia su Milano Finanza: Trump? E’ la scelta dei non tutelati contro i tutelati.

E’  paradossale  che molti di coloro che in Italia lo attaccano sono gli stessi  fautori della oclocrazia che ha portato alla rovina l’Italia.

L’oclocrazia è la tirannide delle folle fluttuanti , sobillate all’occorrenza da capipopolo senza scrupoli.

Sono gli oclocrati  eredi  e continuatori dei sindacati  dei “diritti acquisiti per sempre” e dei partiti della maggioranza che nel dicembre del 1973 con il democristiano Mariano Rumor al potere ha emanato il decreto sulle baby pensioni che ha mandato in rovina i conti della previdenza sociale. Esempio plastico della tirannia del “tutelati”  vita natural durante sui “non tutelati”.

Nell’Italia degli anni ’70 del secolo scorso la cosiddetta “democrazia parlamentare” si è andata degenerando nella oclocrazia, la tirannia delle folle fluttuanti. Tirannia gestita dai partiti incuranti di ogni valore etico e privi di ogni piano strategico che andasse oltre le scadenze elettorali. Scadenze spesso molto ravvicinate per via delle numerosissime crisi di governo.

Pur di accrescere la loro base elettorale  e non essere disturbati nei loro traffici i partiti  rincorrevano le folle che all’epoca facevano più baccano nelle piazze ed elargivano loro a piene mani incredibili privilegi.

Uno di quei privilegi che ha maggiormente gravato sulle casse pubbliche nei decenni successivi e che ancora adesso contribuisce allo spaventoso deficit dei conti pubblici è stata la concessione delle baby pensioni come ha scritto Marco Ferrante sul Messaggero il 23 luglio 2012, lo riporto qui perché non è più rintracciabile in numerosi link:

 

 

Tra coloro che attaccano Trump anche i  “buonisti”  con atteggiamenti schizofrenici nei confronti dell’immigrazione di massa. Pur essendo ormai  evidente che la maggior parte delle persone che stanno cercando adesso di entrare con tutti i mezzi in Europa non provengono da zone di guerra, sono immigrati economici. Il che non vuol dire che non debbano essere accolti, nei limiti delle nostre possibilità. Occorre trovare delle modalità compatibili con il nostro grado di assorbimento, integrazione, ecc.  Certo non è coerente e serio prima   esaltare i “corridoi umanitari”,  quando promossi dalla comunità di Sant’Egidio come ha fatto il Manifesto in questo articolo: Aperto il primo corridoio umanitario, e poi aborrirli quando le autorità europee propongono un rimpatrio dei profughi in Turchia, con il contestuale impegno di aprire possibilità di rilascio, immagino direttamente in Turchia, di visti umanitari per persone effettivamente in pericolo di vita.

E’ un atteggiamento oclocratico quello del Governo,  teso da una parte a  contenere al massimo l’immigrazione legale per non irritare una massa di elettori che considera tutti gli immigrati come concorrenti nel mercato del lavoro ( mancata emanazione di un decreto flussi con numero consistente di quote; elevazione da circa 20.000 € a 500.000 € della soglia minima di investimento per gli imprenditori extracomunitari che desiderano avviare una impresa in Italia, mancata emanazione di una qualsiasi forma di sanatoria/emersione dei lavoratori extracomunitari irregolari, stimati in almeno 200/300.000 persone, ecc). Nel contempo lo stesso Governo, sensibilissimo alla teatroclocrazia, l’oclocratica  “sensibilità dello spettatore”  della TV e di internet, investe somme considerevoli e affida a strutture poco trasparenti la gestione di un flusso elevato di immigrati irregolari, concedendo ospitalità ed aiuti non concessi agli immigrati che affollano i nostri consolati all’estero per richiedere un regolare visto d’ingresso.

Giovanni Papperini