A Roma in queste settimane sta accadendo qualcosa di straordinario. Forse per la prima volta al mondo cittadini di ogni ceto e ideologia sono uniti nel volere investimenti diretti esteri .

Nei social hashtag #conoscitordivalle #famostostadio e tanti altri sulla stessa lunghezza d’onda i cittadini romani, e non solo, esprimono una rabbia condivisa da larghi strati della popolazione verso un estemporaneo vincolo architettonico per un ex ippodromo a Tor di Valle lasciato in rovina fino ad ieri,ed oggi considerato opera da preservare. Vincolo che, con singolare tempismo, sembra allontanare sine die la possibilità di un importante investimento estero nella Capitale, il nuovo stadio della Roma con annesse torri dell’architetto destrutturalista Liebeskind e di un business park.

Opposizioni alla costruzione dello stadio di natura prettamente ideologiche o basate su un senso estetico parossistico ed astratto di un critico d’arte avvezzo a dare della “capra!” a chi non la pensa come lui , sono riuscite nel creare qualcosa di impensabile, in particolare in una città considerata finora immobile nel cullarsi nel suo passato glorioso: I Romani, non solo i romanisti fan della omonima squadra di calcio, hanno deciso di dire basta! ad una interpretazione stantia, artificiosa, priva di umanità della, pur necessaria, salvaguardia dello schema della città, del suo unicum, della sua anima immortale. Anima che deve vivere, non essere imbalsamata in un sarcofago come si fa con le mummie!

Forse per la prima volta al mondo siamo di fronte alla nascita di un movimento spontaneo e popolare nella sua trasversalità ideologica e di ceto sociale, che non ha atteggiamenti di tipo “nimby” ( per Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”) di protesta contro investimenti esteri, considerati, a torto o a ragione, di impatto negativo per un determinato territorio. Al contrario si riconosce il valore positivo dell’investimento estero sul territorio e sull’intera città e si denunciano lentezze ed ostacoli all’investimento da parte di autorità considerate non imparziali, bensì legate a determinati interessi economici poco inclini ad accogliere investitori stranieri ovvero legati ad ideologie anticapitaliste ed anti-investimenti esteri per principio sempre.

Roma si è svegliata e non accetterà più supinamente di continuare ad essere considerata come un’immobile città museo chiusa agli investitori esteri ed abbandonata al degrado.

Giovanni Papperini