Sono sempre più frequenti esternazioni del Papa su temi globali del lavoro, dell’accoglienza dei migranti, delle relazioni internazionali e sono recentissime prese di posizione ufficiali della CEI di critica molto dura verso partiti politici italiani per i loro atteggiamenti nei confronti degli immigrati.

Sbaglia chi accusa il Papa di orientamenti marxisti e la CEI di irresponsabile “buonismo” nell’auspicare un’accoglienza impossibile da gestire da stati molto ben disorganizzati come lo sono la Grecia e l’Italia. E’ anche fuori luogo accomunare la Chiesa nella sua complessità alle speculazioni relative ai migranti che hanno interessato anche coop “bianche” , per non parlare dei vergognosi ricatti sessuali che hanno visto protagonisti anche sacerdoti che si occupavano a vario titolo dell’assistenza ai profughi.

Non dimentichiamoci che la Chiesa cattolica è per molti versi l’erede diretta dell’Impero Romano e alcune durissime prese di posizione non sono certo limitate alla realtà italiana, ma sono di ampio respiro internazionale. Si tratta di posizioni di natura “imperiale”, di nuovo tipo, direi “multimperiale”. Volte ad un controllo morale non solo sugli stati, ma anche su alcune nuove entità molto potenti a livello globale, spesso con bilanci ben superiori a stati anche di media grandezza: le multinazionali. Tenendo conto che per le imprese la reputazione ha un peso anche maggiore rispetto agli stati il “controllo morale” riveste un ruolo molto importante.

La natura “imperiale” del Vaticano traspare, ad esempio, dalla parola “vescovo”, che in origine era un funzionario imperiale di livello elevato. Con il tempo e le vicissitudini della Storia il Vaticano ha dato priorità alla sua funzione di guida spirituale del cattolicesimo, con un, apparente, meno interesse verso aspetti politici ed economici della società. Tuttavia ogni qualvolta il potere politico ha travalicato i suoi limiti la Chiesa cattolica è intervenuta, vedi Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, e se alla fine il Muro di Berlino è caduto e l’URSS è crollata è a tutti noto che è stato anche per merito di San Giovanni Paolo II.

In questo momento di crisi generale, di globalizzazione dei mercati e di notevoli spostamenti di popolazioni senza riferimenti statuali dotati di autorevolezza internazionale adeguata la Chiesa ritiene suo dovere intervenire. Ritiene di possedere un’autorevolezza e una uniformità di orientamenti morali ed ideologici che si modifica nel tempo in maniera molto meno rapida rispetto, ad esempio, a potenze economico-militari come gli Stati Uniti o la Cina. Superpotenze temporali soggette tuttavia, in particolare gli Stati Uniti, ma anche la Cina sta andando in tale direzione, a variazioni di orientamento estremamente variabili nel tempo. Variazioni politiche-ideologiche che sconcertano molti alleati, e li fanno rivoltare contro. La recente svalutazione della valuta da parte delle autorità cinesi servirà forse a far riprendere l’economia interna, tuttavia sconcerta molte imprese, soprattutto nel settore del lusso, che avevano puntato molte loro aspettative su questo immenso mercato, adesso ben più difficile da coprire.

In effetti attualmente nel Mondo molti stati, forse troppi, si sentono degli Imperi o si comportano nei fatti, o sono percepiti nei fatti come veri e propri “Imperi”. A lungo si è discusso tra i padri costituenti americani se denominare “Impero” o meno la nuova realtà statuale che si andava formando : vedi l’originaria idea di un “Impero federale” di Benjamin Franklin. Il Giappone è ancora formalmente un Impero, con contraddizioni interne fortissime se riarmarsi o meno rispetto a provocazioni pesantissime di alcuni vicini su territori considerati giapponesi da sempre. La Gran Bretagna si sente ancora un “Impero”. Lo stesso dicasi per la Francia. La Germania è considerata da molti come vero dominus dell’Europa. L’Italia ha fatto di tutto per nascondere, nominalisticamente parlando, ogni vestige di “Impero”, desiderosa di scrollarsi ogni riferimento al ventennio fascista. Per molti versi tuttavia si atteggia ad ‘Impero’. Nelle parole dell’Inno nazionale. Nell’articolo 10 della costituzione, con il quale si erge a protettrice di ogni persona oppressa nel proprio stato d’origine e che in Italia ha il diritto di trovare rifugio. Nell’invio all’estero di “contingenti militari per il mantenimento della pace”. Nel conservare, nonostante i recenti tagli dei bilanci ministeriali, una rete di rappresentanza diplomatica vasta e sfarzosa. Un sistema di welfare che continua ad essere , sia pure fortemente sbilanciato verso le pensioni delle categorie protette e la sanità, elevatissimo nonostante la crisi. Confini permeabili agli scambi commerciali e di manodopera e culturali come l’antico limes romano, sia pure ostacolati da certa burocrazia inefficiente  e da vampate xenofobe. Con alcune, troppe, degenerazioni da basso impero: fisco molto pesante, burocrazia in eccesso, corruzione imperante, “nani e ballerine” che continuano a pavoneggiarsi anche nelle nuove legislature e comportamenti da “satrapi” orientali in abbondanza ecc.

Le carenze e contraddizioni delle superpotenze, che sono riuscite in pochi decenni ad accumulare intorno a sé odi profondi, e l’attuale non adeguatezza dell’Italia rende quasi inevitabile un intervento “imperiale” del Vaticano per reggere l’esponenziale incremento delle migrazioni internazionali e degli scambi economici mondiali, che non trovano appoggi statuali decenti e per affrontare la minaccia del Califfato dell’ISIS, dando protezione anche agli islamici che lo rifiutano scappando in massa dalle loro terre d’origine.

Giovanni Papperini

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