Gravi errori nella programmazione dei flussi d’ingresso regolari in Italia. A causa delle poche richieste prorogate quote fino a fine anno
il 08/08/2015
Una emergenza non meno grave per l’Italia dell’arrivo di troppi migranti irregolari è il mancato utilizzo delle quote d’ingresso regolari, prorogate ora fino al 31/12/15 per mancanza di richieste.
Il governo aveva ritenuto anche per il 2015 di non emanare un decreto flussi annuale per un numero consistente, nell’ordine di 100.000 persone per intenderci, di cittadini extracomunitari privi di qualifica o con qualifiche basse, ma comunque potenzialmente richieste da particolari settori del mercato nazionale del lavoro (lavori agricoli pesanti non stagionali, colf e badanti, lavori in zone periferiche non attrattive per servizi e luoghi di svago, altre tipologie di lavori che per caratteristiche di particolare pesantezza o per orari o per tanti altri motivi non sono particolarmente appetibili né da Italiani né da molte etnie di stranieri già presenti sul territorio, ecc).
La scelta del governo è stata quella di emanare un decreto flussi “non stagionali” per un massimo di 17.850 persone. Solo che qualcosa non ha funzionato nel sistema. Quelle quote sono state finora utilizzate in maniera molto ridotta, solo il 21,08% del totale secondo quanto riportato nella circolare congiunta del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Interno del 7 agosto 2015 che ha prorogato fino al 31 dicembre 2015 la possibilità di utilizzo di tali quote, in genere il limite era fissato al 20 agosto.
Mentre d’altra parte si è riscontrato un costante flusso irregolare di “migranti economici” parallelamente all’arrivo di persone provenienti effettivamente da zone di guerra come la Siria. Migranti economici che non possono accedere al mercato regolare del lavoro fino alla definizione del loro status, se di Rifugiato o comunque meritorio di qualche protezione umanitaria o meno. In caso di mancato riconoscimento del titolo di Rifugiato e di altra protezione umanitaria dovrebbero inoltre essere allontanati dall’Italia, senza quindi nessuna prospettiva reale di integrazione.
D’altra parte non sono rari eclatanti casi di imprenditori italiani che non riescono a reperire manodopera per determinati lavori non graditi agli Italiani o agli stranieri già residenti e che, tuttavia non hanno quelle particolarissime caratteristiche previste per i “fuori flusso” come gli “art 27” o la carta blu europea.
Ritengo che almeno una parte dell’arrivo irregolare di migranti economici sarebbe stato possibile evitarlo con una politica delle quote annue più tarata alle reali esigenze della economia nazionale e con politiche attive di formazione all’estero, nei maggiori stati di provenienza degli immigrati, più organizzate.
Infatti nel decreto flussi per il 2015 era previsto, tra l’altro un flusso di 5500 persone provenienti dall’estero, delle quali “1.000 ingressi per i lavoratori stranieri che abbiano completato un programma di formazione ed istruzione nei Paesi d’origine, così come previsto dall’art. 23 del testo unico dell’immigrazione. Più nel dettaglio l’attività è finalizzata all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all’interno dello Stato, nei Paesi d’origine e allo sviluppo delle attività produttive o imprenditoriali autonome nei Paesi di origine.”
Visti i risultati non mi sembra che tale programma sia stato ben implementato, a meno che questi 1000 posti siano stati tutti coperti e solo le altre quote siano state sotto utilizzate, ma ne dubito.
Un discorso a parte meritano i lavoratori autonomi provenienti dall’estero, non ricadenti nelle quote della circolare perchè non è previsto per loro un intervento degli Sportelli Unici per l’Immigrazione, mi riservo di trattare successivamente tale argomento, quando disporrò di dati più precisi sull’utilizzo delle 2400 quote previste per loro dal decreto flussi per il 2015.
Altri 100 ingressi riguardano i lavoratori stranieri di origine italiana, con almeno uno dei due genitori fino al terzo grado di ascendenza diretta, che siano residenti in Brasile, Uruguay, Argentina o Venezuela.
Non si comprende perchè residenti solo in questi stati se ve ne sono milioni residenti, ad esempio negli USA.
2.000 ingressi riguardano quei Paesi partecipanti all’EXPO Milano 2015. Iniziativa lodevole e necessaria, peccato che molti dei paesi a forte spinta immigratoria non abbiamo partecipato con un proprio padiglione all’Expo 2015….
Ritengo che relativamente alle quote previste per la conversione da studio o tirocinio e/o formazione professionale a lavoro subordinato o autonomo la maggior parte del problema del mancato utilizzo di tale possibilità sia addebitabile a mancanza di informazioni adeguate ed alla estrema complessità delle procedure.
Giovanni Papperini
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