L’ondata di pessimismo seguito alla nomina di Trump mi sembra eccessiva e non tiene conto di un fattore importante: la rivincita dei “non rappresentati”.

Come ho scritto in questo articolo del 28 marzo 2016 “Quale credibilità hanno i fautori italiani della oclocrazia nell’attaccare Trump?” lo zoccolo duro degli elettori di Trump è rappresentato dai milioni di cittadini statunitensi che si sono sentiti esclusi per decenni dalla vita politica, sociale e culturale della nazione. Schiacciati da un establishment partitico e dei media troppo “modernista” e, a parole, aperto alle diversità culturali, alla parità di genere e di orientamenti sessuali, al multiculturalismo, alla libertà e  pluralità religiosa e culturale. Bei concetti, ma in gran parte solo enunciazioni di principio non applicate in concreto e, soprattutto, non inserite nell’America profonda e timorosa di perdere una propria identità di popolo.

Significativo il grido liberatorio di vittoria dei sostenitori di Trump USA USA USA!!!

La nomina di un campione dei “fuori casta” come Trump sicuramente potrà avere dei risvolti negativi sul mercato, che non ama i cambiamenti di qualsiasi genere, ma non deve spaventare troppo le persone su ricadute automatica di odio verso le minoranze etniche, misoginia, omofobia, razzismo, ecc. Si è trattato in molti casi di spot elettoralistici volutamente fuori dalle righe e tendenti a catalizzare un pubblico esasperato da una eccessiva e formalistica  political correctness

Al contrario una maggiore rappresentatività ai massimi livelli politico-istituzionali della massa di persone finora tenute ai margini della società statunitense potrebbe avere un, paradossale, effetto positivo in termini di riduzione dell’odio, del razzismo e delle violenze di genere.

Infatti molti episodi di razzismo e di prevaricazione verso le donne nascono in famiglia, da parte di uomini che si sentono schiacciati nel contesto sociale e politico da un potere lontano dalle loro esigenze quotidiane e maturano nel loro animo uno spirito di rivincita, di rivalsa , che, non potendo scatenarlo contro le autorità troppo lontane e potenti, lo riversano o contro le mogli o contro gruppi di minoranze etniche o sessuali. Un po’ come l’automobilista furioso per essere rimasto imprigionato nel traffico per ore e che appena può corre sulla strada fregandosene della incolumità dei, deboli, pedoni non per reali motivi di fretta ma per puro sfogo personale.

Un esempio di tale rivalsa interna contro un potere estraneo e opprimente è stato riportato in questo articolo dal professore marocchino Abdessamad Dialmy  “Le Marocain, ce « mahgour », Telquel, agosto 2011

Dialmy ha scritto “Le fait de se sentir écrasé dans l’espace public amène l’homme à prendre sa revanche dans la sphère privée” La circostanza di sentirsi oppresso nella sfera pubblica spinge l’uomo a prendersi una rivincita nella sfera privata.

Giovanni Papperini