La lingua italiana è trasparente, è il contesto a renderla opaca!

Come riportato nel sito “Italobimbi” Cosa si intende esattamente per lingua “trasparente” e “opaca”?

“Si riferisce ad una caratteristica dell’ortografia. Una lingua in cui ad ogni grafema corrisponde un fonema si dice trasparente. Viceversa, quando a ciascun grafema possono corrispondere più fonemi si parla di ortografia opaca.

In parole povere una lingua trasparente si scrive come si legge.

Nel caso dell’italiano siamo di fronte ad una lingua sostanzialmente trasparente, poiché, tranne qualche eccezione, si legge come si scrive. Anche nel caso di certe particolarità specifiche della lingua, esistono regole precise per cui a determinati grafemi corrisponderanno sempre gli stessi fonemi. Infatti “gl” si legge sempre [ ʎ ].

Ci sono tuttavia lingue che presentano un’ortografia opaca e l’esempio tipico ne è l’inglese, in cui grafema e fonema non trovano rispondenza che in una minoranza di casi.”

Il concetto è chiaro e prevede un diverso approccio per l’insegnamento delle due tipologie di lingue a secondo se sono “opache” o “trasparenti”, ma chi insegnerà all’adulto italiano mite e pigro come è possibile che della stessa cosa, idea, o persona un momento fa ha letto sulla rete, magari sullo stesso sito online del medesimo giornale, una certa parola per descrivere il concetto ed adesso lo trova descritto con una parola completamente diversa?

Chi sovrintende ai siti, ai portali, ai giornali online non sembra farci troppo caso, lo considera come una normale variabilità del significato attribuito ai concetti in circostanze e contesti diversi. La questione si complica e diventa opaca quando non è chiara la variabilità del contesto o il passaggio è stato troppo rapido.

La persona mite e pigra è francamente irritata dalla opacità di certi contenuti, espressi in una lingua che dovrebbe essere “trasparente” per sua natura ovvero dalla circostanza che ci si attende da lui l’immediata contestualizzazione di situazioni invece non facilmente intuibili.

Ma come si leggono i giornali, ci si tiene informati leggendo i blog e le news e poi ci si deve sentire una specie di “analfabeta di ritorno” per non comprendere la rapida evoluzione della lingua?

Campioni nell’utilizzo di varie parole, riferite alle medesime persone, idee, animali o cose ma con attribuzione di valore mai coincidenti, sono i politicanti “navigati”.

Segue l’ambiente giornalistico. Non necessariamente i giornalisti o i blogger in quanto tali, a parte la degenerazione dei giornalisti adulatori per propensione ed interesse personale.

Il luogo dove è più evidente l’opacità del linguaggio per via del contesto è il giornale online con annessi commenti dei lettori. L’autore dell’articolo usa, in genere, un linguaggio “di circostanza” il più politically correct all’attuale momento storico, agli equilibri di potere, agli orientamenti della magistratura, ecc. Il lettore, non vincolato da ragionamenti di opportunità, di linea editoriale del giornale, o da altri condizionamenti esterni, risponde sempre più spesso con un linguaggio ben più chiaro, diretto, scevro da “arrampicate sugli specchi” verbali per far trapelare sì il concetto, ma non in maniera troppo chiara.

Accade così che, ad esempio, un fatto di cronaca nel quale si fa uso del termine “commesso da Italiano”, o altra nazionalità , ma con l’aggiunta della specifica “di etnia” – specificazione mai usata in altri casi di nazionalità multietniche – i lettori utilizzano un termine vietato perché considerato spregiativo, ma che è di uso nel linguaggio comune.

Giovanni Papperini