Immigrazione per motivi economici incontrollata: non si chiude la porta per lasciare aperte le finestre

 

Da qualche anno ormai non vengono più emessi decreti flussi annuali per un consistente numero di cittadini extracomunitari privi di qualifica o con qualifiche basse, ma comunque richieste da particolari settori del mercato nazionale del lavoro (lavori agricoli pesanti non stagionali, colf e badanti, lavori in zone periferiche non attrattive per servizi e luoghi di svago, altre tipologie di lavori che per caratteristiche di particolare pesantezza o per orari o per tanti altri motivi non sono particolarmente appetibili né da Italiani né da molte etnie di stranieri già presenti sul territorio, ecc).
Al di là della semplicistica sommatoria del tasso di disoccupazione dei nazionali e degli stranieri già presenti sul territorio, fattore certamente importante ma non esclusivo ai fini della scelta di aprire o meno i flussi annui di immigrazione non qualificata, sarebbe stato necessario prima di prendere una decisione così importante in tema immigratorio fare una seria analisi sul territorio per rendersi conto della presenza o meno di “anomalie” nella disoccupazione (ad esempio sistematico rifiuto di accettare determinati lavori o perché ritenuti non adeguati alla propria preparazione scolastica, o perché ritenuti troppo pesanti o invisi per qualche altra motivazione psico-sociale) e contestuale presenza di imprese costrette a spostare la produzione altrove o restare nane a causa della mancanza di disponibilità di personale adatto. In verità mi risulta che alcuni funzionari e funzionarie del Ministero del Lavoro consci di tale possibile discrasia di sistema abbiano tentato questa ricerca sul territorio e siano stati costretti ben presto a rinunciarci a causa di minacce gravissime ricevute, ben oltre le ingiurie. La mancanza di dati sulla suddetta discrasia ed il rischio personale altissimo ha inevitabilmente comportato la decisione di bloccare a tempo indeterminato l’emanazione di quote annue di immigrazione. Scelta discutibilissima, per i motivi sopra indicati, ma almeno “tranquillizzante” per quella parte della popolazione che vede come concorrenziale al mercato del lavoro nazionale solo la popolazione straniera che entra nel territorio, non rendendosi conto, o non essendo in grado di valutare con la dovuta attenzione, fattori quali la distribuzione internazionale del lavoro, la meccanizzazione ed informatizzazione di interi settori economici, ecc.
Questa scelta sta rivelandosi invece estremamente pericolosa per la tenuta dell’ordine pubblico messa in relazione con la conclamata impossibilità da parte delle autorità italiane di distinguere in tempi ragionevolmente rapidi tra flusso immigratorio per sfuggire a guerre e persecuzioni e flusso immigratorio causato da motivazioni propriamente economiche. Distinzione non sempre accettata da alcuni magistrati che obbligano le autorità ad accogliere come degni di protezione persone che non sfuggono da guerre o persecuzioni, ma semplicemente provengono da nazioni in grave crisi economica e con alti tassi di disoccupazione.
L’attuale disastro nella gestione dei migranti irregolarmente entrati è causato da:
– la mancanza di vie legali di entrata per considerevoli numeri di persone
– incapacità gestionale diffusa a livello territoriale, il Dipartimento del Ministero dell’Interno fa quello che può con grande disponibilità e professionalità ma non può fare miracoli e non certo gestire il tutto,
– un “buonismo” fuori luogo e veramente esasperante anche per le decine di migliaia di extracomunitari che attendono mesi prima di ottenere un visto per entrare legalmente in Italia, come ricongiungimento familiare o lavoro stagionale o altra motivazione particolare.

Il privato, aziende e famiglie, in questi decenni ha assorbito milioni di lavoratori stranieri, ha permesso loro di procurarsi un alloggio decente e di divenire contribuenti e consumatori, averlo escluso dalla gestione dell’emigrazione economica chiudendo i flussi regolari annui, ma non sapendo gestire l’immigrazione irregolare “canalizzata” è stata una pazzia della quale qualcuno dovrà  rispondere prima o poi.

Giovanni Papperini