E’ possibile una “sanatoria” contingentata per gli extracomunitari?
il 08/02/2015
Come ho scritto in un recente articolo sui visti per start up innovative “L’intero complesso della burocrazia in Italia più che altrove si basa su una interpretazione elastica della legislazione vigente ..Ciò è particolarmente evidente nell’ambito delle regole dell’immigrazione e si evidenzia in vari modi:
a) periodiche sanatorie o regolarizzazioni degli immigrati irregolari o clandestini: si tratta semplicemente di una particolare “autotutela” da parte della Pubblica Amministrazione, che prende atto di una generalizzata inosservanza di normative troppo restrittive e complesse e tenta di rimediare con un provvedimento di regolarizzazione una tantum…”
In questo momento di grave crisi occupazionale, con conseguente blocco dei flussi per lavoro subordinato non specializzato, il governo non sembra intenzionato ad emanare sanatorie o regolarizzazioni per gli stranieri irregolari. Una soluzione possibile per evitare di appesantire ulteriormente il già problematico mercato del lavoro nazionale potrebbe consistere nel porre una “quota”, un limite numerico, alla sanatoria-regolarizzazione. Qualche migliaio di regolarizzazioni, distribuite su tutto il territorio nazionale non andrebbero ad impattare pesantemente sul mercato del lavoro e servirebbero a risolvere un certo numero di situazioni di irregolarità maturate dal 2012 in poi.
Il punto è questo: come fissare un limite numerico alla sanatoria senza che gli esclusi siano penalizzati da una autodenuncia nel caso non riuscissero a rientrare nelle quote prestabilite? E come recuperare le quote delle persone che per vari motivi non saranno ritenute idonee per la regolarizzazione?
Da questo punto di vista l’emanazione dei flussi annuali anche per lavoratori subordinati generici rispondeva anche all’esigenza di sanatoria contingentata. In effetti pare assodato che molte persone richieste nei flussi in realtà erano già presenti, in maniera irregolare, sul territorio nazionale e approfittavano dei flussi per regolarizzare la loro posizione. Sobbarcandosi l’onere di un viaggio nello stato di origine per il ritiro del visto d’ingresso. In caso di non ottenimento delle quote non rischiavano nulla poichè ufficialmente apparivano come residenti all’estero.
In questo momento storico tuttavia l’emanazione di flussi per lavoratori generici non viene considerato opportuno e non avrebbe senso per un numero troppo ridotto di persone.
Oltretutto in mancanza di flussi per lavoratori generici extracomunitari si nota una impennata delle richieste di ricongiungimento familiare. Nell’ambito delle quali stanno comunque rientrando molte tipologie di richieste che negli anni scorsi sarebbero rientrate nelle richieste di manodopera generica nell’ambito dei flussi, considerata una procedura più semplice.
Giovanni Papperini