Punti di vista: come ognuno di noi dà una forma alla realtà, Roma vista dai Romani.
il 13/03/2015
La forma di ciò che ci circonda non esiste in quanto tale, ma come risultato della elaborazione del nostro pensiero di immagini, suoni, odori e sensazioni tattili.
L’elaborazione è personale, tuttavia è inevitabile che vi siano delle comunanze di pensiero più o meno diffuse che “danno” sostanzialmente la stessa forma e denominazione ad una parte della realtà.
A Roma un esempio classico di “visione” diffusa di un oggetto o di un luogo è la denominazione simpaticamente irriverente di “macchina da scrivere” data al Vittoriano, Altare della Patria.
Sempre a Roma è molto accentuato il collegamento tra un luogo, una piazza e il suo primo impatto visivo/geometrico.
Avviene quindi che il toponimo “Piazza Esedra” sia molto più utilizzata nelle conversazioni colloquiali rispetto alla ufficiale Piazza della Repubblica.
E la denominazione “Piazza Quadrata” sia molto più comunemente usata rispetto alla ufficiale Piazza Buenos Aires.
Altelenante è l’antropomorfismo dei toponimi. Nessuno a Roma chiamerà l’aeroporto principale delle città con il nome ufficiale di “Leonardo da Vinci”, tutti lo chiameranno “Fiumicino”, mentre il quartiere dove ha sede lo Studio Papperini Relocation, che ufficialmente si chiama Monte Sacro Alto, tutti in zona lo conoscono come “Talenti”, dal costruttore dell’allora “Villaggio Talenti”.
Giovanni Papperini